Pacman è di scena al MoMa


Chissà se Tphru Iwatani, inventore di Pac Man, si aspettava che la sua creatura un giorno sarebbe stata esposta al Museum of Modern Art di New York.

Era il 1980 e la Namco lanciava quello che sarebbe diventato un vero e proprio cult per gli amanti dei videogiochi: una piccola creatura gialla che colleziona una serie di puntini distribuiti in un labirinto, tentando di non farsi uccidere da quattro piccoli “fantasmi” colorati.

Schermata-11-2456262-alle-15.00.281

Oggi il Moma dedica a Pac Man, e ad altri 14 storici videogiochi, una mostra che evolverà, all’interno della splendida cornice della Philip Johnson Galleries, in un’esposizione permanente.

Così i videogiochi diventano pezzi da museo e, con una scelta come da tradizione “avanguardistica” per l’istituzione statunitense, saranno presentati nel tempio dell’arte di Van Gogh, Monet e Rothko.

Il fine è raccontare al visitatore la storia dell’inventiva dell’umanità, attraverso le arti, le più diverse.

E se vi state chiedendo se realizzare un videogioco è un’arte, la risposta è sì, almeno per i curatori del MoMa, che si sbagliano difficilmente e sono sempre un passo avanti agli altri.

Il prossimo passo, a quanto pare, sarà l’acquisto di 25 nuovi titoli, tra cui l’intramontabile Super Mario, idraulico che ha segnato intere generazioni.

La scelta farà rabbrividire gli snob, ma di certo non avrebbe sconvolto Picasso.

Di avanguardia lui se ne intendeva!



I commenti sono chiusi.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: